Berlinguer e l'eterna questione morale
Scritto da Enrico Piras   
Sabato 23 Luglio 2011 20:48

BerlinguerLa questione morale, sollevata da Enrico Berlinguer nell’intervista rilasciata ad Eugenio Scalfari e pubblicata sulle pagine de La Repubblica il 28 luglio del 1981, è tutt’altro che superata. Anzi. Sembra che si sia propagata fino a coinvolgere gran parte dei partiti, compreso il più importante partito dell’opposizione, il Partito Democratico.

Certamente quest’ultimo non versa nello stato di degrado dell’altro grande partito del centrodestra, il Popolo delle Libertà, nel quale diversi dirigenti, compreso il fondatore, sono imputati, se non condannati, per accuse di notevole gravità. La questione morale, chiaramente, non è al centro del dibattito interno: alcuni membri ad udirla soltanto iniziano a contorcersi e ad emanare strani versi, così come i vampiri di fronte all’aglio.

Ma le recenti inchieste ed intercettazioni giudiziarie, imbattutesi nei confronti di importanti esponenti del Pd, ci rivelano un partito ben distante da quello che aveva in mente l’allora segretario del Partito Comunista Italiano ma più in sintonia con quelli da lui condannati.

«I partiti di oggi- diceva Berlinguer - sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, programmi pochi o vari, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contradditori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. […] Sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un “boss” e dei “sotto-boss”».

Queste parole a distanza di trent’anni, paiono, piuttosto, la descrizione dell’odierno Pd, costituito da innumerevoli correnti e sotto-correnti, da leader e sotto-leader intenti a gestire e a incrementare la propria fetta di potere che a perseguire il bene comune; ed alcuni episodi, come la partecipazione alla realizzazione della TAV in conflitto con la popolazione della Val di Susa o la richiesta dei parlamentari sardi all’attuale governo, avvenuta nel 2008, di potenziare il poligono sperimentale e di addestramento del Salto di Quirra, non coincidono di certo con la volontà, le aspirazioni e le esigenze dei cittadini.

Nonostante i grandi scandali, nessuno al suo interno reagisce: non vi è una riprovazione, tutti tacciono e come spiega il sociologo Marco Revelli, intervistato recentemente da Ferruccio Sansa per il Fatto Quotidiano, «c’è più omertà nella politica che nella mafia. Non c’è uno che denunci la corruzione, che si dissoci». Secondo Berlinguer questo stato di cose è accettato e sopportato dai cittadini, perché «gran parte di loro è sotto ricatto. Hanno ricevuto vantaggi (magari dovuti, ma ottenuti solo attraverso i canali dei partiti e delle loro correnti) o sperano di riceverne, o temono di non riceverne più». Non tutti, però, riescono a tollerare. L’indignazione inizia a prendere il soppravvento e, accettando così l’invito di Stéphane Hessel autore di Indignatevi!, i cittadini si associano e si organizzano, passando dall’indignazione all’impegno che ne consegue.

Gli ultimi risultati referendari dimostrano chiaramente, nonostante alcuni partiti abbiano cavalcato la vittoria, il successo delle associazioni, dei movimenti e dei comitati, i quali sono riusciti a raccogliere le firme necessarie all’indizione dei referendum e a porre in essere una campagna referendaria in autonomia dai partiti e, soprattutto, autofinanziata, dimostrando l’incapacità dei partiti di farsi interpreti e portatori delle esigenze e delle istanze dei cittadini, non riuscendo ad andare oltre alla cosiddetta “politica di palazzo”. Anche il Pd, fino ad oggi, è stato distante dalla gente e dai suoi problemi, mostrandosi soltanto in occasioni elettorali. La classe dirigente, ad ogni livello, non si pone problemi a stringere alleanze con dei partiti in contraddizione con la propria tradizione politico-culturale o a stipulare accordi con imprenditori arroganti e poco scrupolosi, che, magari, si vantano dell’assenza dei sindacati all’interno delle proprie aziende e che giorno per giorno ledono la dignità dei dipendenti.

Non resta, quindi, che appellarsi a tutti quegli uomini politici e a tutti quei militanti che desiderano un centrosinistra diverso, in grado di traghettare il nostro paese fuori dal pantano del berlusconismo, proponendo e rappresentando un’alternativa di società. Non resta, dunque, che porre la questione morale come condizione indispensabile di ogni politica.